Case green: via libera del Parlamento europeo alla direttiva
Case green la direttiva sulle emissioni degli edifici pubblici e privati punta alla ristrutturazione dell’intero parco immobiliare europeo per renderlo più sostenibile.
Entro il primo gennaio 2030 tutti gli immobili residenziali dovranno rientrare nella classe energetica E. Tre anni più tardi sarà obbligatorio passare alla classe D, per arrivare alle emissioni zero al 2050. Gli edifici nuovi dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028. Per quelli di proprietà o gestione pubblica la scadenza è fissata al 2026.
La progettazione, la costruzione e l’abitazione di case green in Europa sta diventando sempre più comune. Il recente secondo via libera da parte dell’Unione Europea offre nuove opportunità per costruire edifici a basso impatto ambientale.
In questo articolo esamineremo le implicazioni di questo secondo via libera, tra cui le nuove opportunità e le sfide che i paesi europei devono affrontare quando si tratta di case green.
Si tratta di un passo importante verso l’obiettivo di rendere neutra dal punto di vista delle emissioni e dei consumi energetici l’edilizia dell’Unione entro il 2050.
Le case green in Europa rappresentano una tecnologia innovativa che è in grado di offrire un’elevata efficienza energetica che contribuisce a ridurre le emissioni inquinanti, l’impatto ambientale e i costi energetici.
La bozza di revisione approvata comprende una serie di misure volte a favorire l’installazione di impianti di produzione di energia rinnovabile e di isolanti termici, la creazione di una rete energetica intelligente e l’utilizzo di tecnologie “smart” per migliorare la gestione dell’energia.
Il negoziato finale dovrà anche prendere in considerazione l’impatto economico della direttiva sugli stati membri. Si prevede che le case green in Europa possano stimolare la creazione di posti di lavoro, ridurre le bollette energetiche e migliorare la qualità dell’aria. Inoltre, le case green in Europa contribuiranno a ridurre le emissioni di gas serra, contribuendo così a raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi sul cambiamento climatico.
La conclusione del negoziato finale della proposta di revisione della direttiva europea rappresenterà un passo importante verso la realizzazione di un futuro certamente più sostenibile.
Obbiettivi per il 2030
Nel 2019, l’Unione Europea ha dato il secondo via libera a una nuova direttiva che impone alle case green in Europa di adottare misure per ridurre le emissioni entro il 2030.
Ciò significa che i paesi devono raggiungere un obiettivo di riduzione delle emissioni di almeno il 40% entro la fine di questo decennio. Si tratta di una grande sfida per i governi dell’UE, che devono affrontare le barriere finanziarie e tecnologiche per raggiungere gli obiettivi.
Per aiutare i governi a raggiungere le loro ambiziose mete, l’UE ha messo a punto una serie di misure volte a sostenere la transizione verso le case green in Europa. Queste misure comprendono la creazione di un fondo di sviluppo green per finanziare le iniziative di efficienza energetica, la promozione dell’uso di energie rinnovabili, l’incentivazione dell’uso di veicoli elettrici, l’aiuto alle PMI per l’adattamento dei loro edifici alle nuove normative e l’introduzione di incentivi fiscali per le case green.
Sebbene siano necessari ulteriori sforzi per raggiungere gli obiettivi per il 2030, questo secondo via libera è un primo passo importante verso la creazione di un futuro più sostenibile. Stiamo già vedendo i primi risultati, con un aumento del numero di case green in Europa, una maggiore attenzione all’efficienza energetica e una maggiore consapevolezza dell’importanza della sostenibilità . Si spera che, con l’applicazione della direttiva UE, questi progressi aumenteranno nei prossimi anni, portando a una maggiore sostenibilità per le case green in Europa.
Sanzioni e esclusi
Sanzioni: Saltate al momento le possibili limitazioni alla vendita o all’affitto della case per chi non possiede il bollino verde Ue. Toccherebbe comunque ai governi decidere quali sanzioni applicare, oltre all’automatica perdita di valore degli immobili non a norma.
Gli esclusi; Dagli interventi di efficientamento sono esclusi i monumenti, le case di vacanza (abitate meno di 4 mesi l’anno), i palazzi storici, le chiese e altri edifici di culto, le abitazioni con una superficie inferiore a 50 metri quadrati.
Quali sono gli interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche
Per effettuare un adeguamento alla direttiva è richiesto un taglio dei consumi energetici di circa il 25%! Per ottenere un miglioramento di classificazione gli edifici dovranno effettuare gli stessi interventi previsti oggi per il Superbonus:
- coibentazione dell’edificio con il cappotto termico,
- installazione di nuove caldaie a condensazione o pompe di calore,
- sostituzione degli infissi,
- installazione impianto fotovoltaico.
Conclusioni
Sorge il dubbio che tutto questo possa avvenire, in tempi così brevi e soprattutto con l’attuale situazione economica globale.
Basti pensare che 110 miliardi di bonus siano bastati su 360mila immobili. La stima di quelli che dovrebbero rientrare nei lavori di efficientamento come previsto sono 11 milioni, con costi a carico dello Stato e sulle famiglie.
Affrontare evoluzioni così radicali, con il costo del denaro ai massimi storici, la notizia di questi giorni con il fallimento di Silicon Valley Bank che spaventa i mercati rischiando di essere uno tsunami finanziario come nel 2008 con la Lehman Brothers , fa si che tutto diventi un’ardua impresa per il bel paese.